Qual è il nesso che unisce tramite spirali di morte il mondo dello sport e la sclerosi laterale amiotriofica? Nel bel mezzo del 2013, la scomparsa di Stefano Borgonovo accende nuovamente i riflettori sulla “stronza“, come la definiva appunto l’ex attaccante di Pescara, Fiorentina e Milan, lasciando una scia di dispiacere e di punti interrogativi: perché? Da principio fu Lou Gehrig, anni ’30, giocatore di baseball che difese i colori dei New York Yankees da prima base per 2130 partite di fila; all’improvviso la malattia, il ritiro, la morte all’età di 38 anni (e da allora questa patologia ha spesso assunto il nome di Morbo di Lou Gehrig). Non che non esistesse prima, ma l’opinione pubblica fu scossa dalla notizia: un giovane uomo, atleta in salute e idolo delle folle, costretto all’improvviso all’immobilità per poi passare, in un baleno, alla perdita completa di tutte le funzioni motorie.

Sono passati più di settanta anni da allora, ma la SLA continua a mietere vittime: in America è spesso il football la disciplina da cui attinge più atleti, alle nostre latitudini questa orribile malattia pare si sia accanita col calcio. Secondo un’inchiesta condotta dal pm torinese Raffaele Guariniello, dal 1960 al 2007 sono stati 51 i casi accertati di sclerosi laterale amiotrofica tra i calciatori professionisti di A, B e C, con molti nomi illustri: da Fulvio Bernardini a Gianluca Signorini, ma la lista sarebbe molto lunga (solo per citarne qualcuno riportiamo i nomi di Segato, Rognoni, Vincenzi, Soldan, Gritti, Lombardi, Canazza, Minghelli, l’arbitro Giovanni Nuvoli…), tanti, troppi se si considera che l’incidenza di contrarre la malattia tra i calciatori è sei volte più alta rispetto a quella della popolazione generale.

Quali le ipotesi eziologiche? Il contatto con pesticidi e prodotti chimici per curare il manto erboso dei terreni da gioco pare l’indiziata numero uno, ma spesso si è puntato il dito anche contro i colpi di testa al pallone durante le azioni di gioco e le sostanze medicinali di cui spesso negli anni passati si è abusato, la realtà è che ancora si sa poco, per non dire nulla, sulle cause e sulla cura. E la paura tra i calciatori è tanta: soprattutto tra chi ha giocato a calcio in Italia tra gli anni ’70 e metà anni ’90, le visite neurologiche si sprecano al primo mal di schiena. Cronaca, scienza, sport: si intrecciano le notizie, alla fine rimane un uomo che combatte col suo corpo e la sua mente, col primo che imprigiona la seconda, alla fine c’è Borgo-gol che se ne va e il calcio italiano che da oggi si sente un po’ più solo.

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ultimo aggiornamento: 27-06-2013


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